GEOGRAFIE REALI E INTERIORI: IL DUALISMO DI NOCE MOSCARDI

Il Cantautore Noce Moscardi

Noce Moscardi è un artista aquilano che suona e canta le sue canzoni da quando è ragazzino. Nel 2020, ha deciso di far uscire il suo primo progetto sulla lunga distanza costituito da due album: “Arcobalena” e “Nox”, che usciranno l’11 giugno in formato digitale, cd, vinile e verranno presentati lo stesso giorno su Zoom.
I dischi sono stati anticipati da tre singoli per album che rappresentano un po’ tutta l’anima del disco.

Arcobalena ” è stato preannunciato dal singolo ‘Evandra’, una ballata tra il malinconico e il nostalgico, ambientata negli anni ’90, il periodo di fanciullezza del suo protagonista. Sono seguiti poi Musica Nuova e Metti.

Nox” è stato anticipato dai tre singoli Revolution Caffè, Monogamia vattene via e Aspirino, tre brani che hanno una sonorità più psichedelica e sembrano venir fuori dagli anni ‘70.

Per entrare nella musica di Noce e cogliere la vera essenza dell’immaginario che evocano i brani, c’è bisogno di un certo grado di predisposizione all’ascolto. Abbiamo fatto qualche domanda a Noce per conoscerlo meglio e per farci accompagnare alla scoperta delle sue nuove canzoni.

CIAO NOCE. PARLACI UN PO’ DI TE E DEL TUO PERCORSO. QUANDO HAI INIZIATO A SUONARE? HAI SEMPRE SUONATO DA SOLO?

Ciao Frequenze! Ho iniziato a scrivere canzoni nel 2005 più o meno, avevo 16 anni. Fin dagli inizi registravo su delle cassette che tenevo per me e pochi altri intimi; poi, con un registratore mp3 iniziai a caricare dei pezzi su MySpace, low-fi, firmandomi semplicemente come Francesco Moscardi. La prima volta che sono salito su un palco per suonare davanti ad un pubblico è stato in occasione del concerto di Cristian Di Prospero, nella Chiesa-Teatro Sant’Agostino di L’Aquila, prima del terremoto; Cristian mi aveva chiesto di suonare la chitarra ritmica per accompagnarlo. È stata però la condizione di crisi post-sisma a farmi scegliere di mettere la musica in primo piano nella mia vita e farmi trovare il coraggio di suonare davanti a della gente.

Infatti, il primo concerto con delle canzoni mie c’è stato nel 2009, era il primo maggio e, insieme a mio cugino Claudio Del Tosto, suonammo in apertura ad una cover band di Rino Gaetano in un pub a Silvi Marina. Dopo questi primi concerti con mio cugino ho suonato nella FM band, con la quale arrangiavamo e suonavamo le canzoni che scrivevo. Dopo un paio d’anni insieme, all’inizio del 2012, cambiarono alcuni musicisti e anche il nome della band cambiò in Noce Moscardi, da un’idea del batterista Remo Spezza. Da lì iniziarono a uscire le prime canzoni con questo nome e anche un Ep, registrato in una notte. Parallelamente a quest’esperienza ho preso parte anche ad altri progetti; ho suonato 4 anni con il gruppo folk Sognatori di Fabbriche (n.d.r Fabbricanti di Sogni), con i quali mi sono fatto le ossa suonando un po’ ovunque.

Negli anni successivi ho continuato a portare avanti il mio progetto chitarra e voce, prevalentemente da solo, sempre tenendo il nome Noce Moscardi. Dal 2012 al 2018 ho sempre registrato e fatto uscire singoli con una frequenza regolare. Un’esperienza d’impatto è stata “La Città della Canzone” di Cremona, alla quale ho partecipato durante la prima edizione e che ho conosciuto grazie a Gabriele Sfarra, un mio amico, musicologo, musicista e direttore d’orchestra, che all’epoca studiava all’Università di Cremona. Qui, avendo a che fare con dei musicologi, musicisti e poeti (per citarne alcuni: Stefano La Via, Frank Nemola, Lello Voce), sono stato messo di fronte a domande sul mio processo di scrittura, sulle quali non ho mai voluto riflettere.

QUESTA È LA TUA PRIMA USCITA DISCOGRAFICA, TI VA DI PARLARCI UN PO’ DEI DUE DISCHI CHE PUBBLICHERAI A BREVE, A PARTIRE DALLA SCELTA DEI TITOLI “ARCOBALENA” E “NOX”?

Sì, questa è la mia prima uscita ed ho iniziato a lavorare alla loro produzione nel 2018.

Ho sentito l’esigenza di far uscire il mio primo album (n.d.r Arcobalena), dal momento in cui facevo musica da parecchio tempo e avevo pubblicato diversi singoli, tutti con lo stesso produttore, Luigi Tarquini, con il quale avevamo sviluppato un suono che era nostro e che caratterizzava il mio progetto musicale. Sentivo l’esigenza di sancire anche la fine di un percorso musicale che mi aveva caratterizzato per anni.
Non appena raggiunta questa consapevolezza, ho ricevuto la proposta di registrare un album (n.d.r Nox) da un altro produttore, Lorenzo Castagna. Sapevo che lui aveva un’altra visione estetica degli arrangiamenti e della produzione, così mi è sembrato il momento giusto per intraprendere anche questa strada, più nuova per me.

Mi sono ritrovato quindi a lavorare contemporaneamente su due dischi, due progetti dal gusto diverso.
L’unico perno che li teneva uniti ero io e la mia scrittura. Mi sono in qualche modo diviso e sdoppiato, sia a livello emotivo che razionale, per portare avanti questo duplice lavoro. Questo mi ha portato a prendere decisioni diverse, a scegliere dei titoli, delle copertine, dei brani che si reggessero su questa opposizione, sullo sdoppiamento quindi sul dualismo. Ho iniziato a ragionare sugli opposti. Il tutto nutrito da sfaccettature, doppi sensi.

Arcobalena è un gioco di parole: contiene l’immaginario positivo, gioioso, sereno dell’arcobaleno che esce dopo il temporale e la profondità della balena, che va negli abissi.  Arcobalena, ad ogni modo, ha dentro di sé tanti significati.

Nox invece nasce da un nomignolo, che mi è stato dato da un mio amico, Marco, quindi è un nome che associo a Noce; ma allo stesso tempo è anche una parola latina da cui deriva il termine ‘notte’. Così come nei titoli, ci sono tante sfumature nei testi e nelle parole contenuti in questi due dischi.

Le copertine dei 2 album di Noce Moscardi: Arcobalena e Nox

DA BRANI COME “MUSICA NUOVA” E “REVOLUTION CAFFE’” EMERGE UN TEMA FORTE, CHE ACCOMUNA GLI ARTISTI DI OGNI TEMPO: IL CONTROVERSO RAPPORTO CON LA CITTA’ IN CUI SI NASCE.
QUAL È IL RAPPORTO CHE HAI CON LA TUA CITTA’ DI NASCITA E CON IL TERRITORIO IN CUI VIVI?

Ho vissuto sempre qui, a L’Aquila. Sono profondamente radicato in questa città, con tutti i limiti, le protezioni e i vantaggi che ne conseguono. Ho vissuto quindi sempre nello stesso posto, ma in un posto che è cambiato e di conseguenza ha cambiato anche noi. Inevitabilmente, nelle mie canzoni, racconto la realtà che conosco e le cose che guardo. Di conseguenza, spesso ci finisce dentro la mia città.

Ma per fortuna la musica serve anche a evadere e a viaggiare; infatti, mi ha aiutato molto ad andare oltre il provincialismo, a guardare oltre. Nelle due canzoni che hai nominato esiste il rapporto con la città, ma vengono riportate due visioni diverse. Musica Nuova ha una prospettiva aerea e più panoramica. Vengono osservate dall’alto le cose, le dinamiche cittadine, l’ambiente musicale locale, dando voce a dei personaggi reali che ne fanno parte.

Se Musica Nuova mette l’accento sulla collettività, la comunità e la musica costruita insieme, amicale, Revolution Caffè riporta una visione più privata e intima. È una canzone che parla di provincia, ma che si confronta con quelle che sono le metropoli interiori che ognuno di noi ha. Revolution, in poche parole, parla di due geografie: una geografia reale e una interiore. La canzone descrive la geografia reale, di un posto piccolo, a volte claustrofobico, che ti offre poco, ma allo stesso tempo fa emergere anche una geografia interiore che ti presenta altri scenari e ti fa essere più grande di quello che hai e di quello che offre il tuo territorio. La geografia interiore è quella che, con spocchia, ti fa urlare “non mi manca niente delle vostri metropoli”.

COSA PENSI DELLE OPPORTUNITA’ DATE AGLI ARTISTI EMERGENTI DI QUESTO TERRITORIO? PENSI CHE SIA CAMBIATO QUALCOSA DOPO IL TERREMOTO?

Dopo il terremoto magari c’erano pochi locali e pochi spazi, ma facevano suonare. Inizialmente suonavano per lo più cover band perché erano quelle che portavano più gente. Ma poi sono nati parecchi progetti solisti, band, crew, che scrivevano e proponevano roba propria, di diversi generi e devo dire che gli è stato dato spazio.

Le realtà associative e i centri sociali, insieme ai pub, hanno contribuito allo sviluppo di una scena musicale, di artisti locali. Da questa sono nati anche festival ed eventi musicali come, per citarne alcuni: RAQ Fest, LoMaggio Fest, Pinewood Festival.  Mi preme ricordare l’IndieSquare, una rassegna musicale organizzata dalla Comunità 24 Luglio ed altre realtà associative nel 2012 e poi ripetutasi nel 2013 in Piazza d’arti, che ha anticipato un po’ questa ondata di festival. Poi ovviamente c’è Frequenze. Uno degli eventi artistici più giovani e che fa una cosa che a L’Aquila non si era quasi mai fatta (tranne che all’Asilo occupato e a Casematte), andando oltre le mode, dando spazio all’arte, all’alternativo, con delle proposte originali. Il tutto organizzato in un posto bellissimo, sotto il Gran Sasso, nel pieno rispetto del luogo che li ospita.

Condivido la visione dell’arte e della musica fatta e fruita così! Frequenze è organizzato da gente abituata a stare in montagna, che non ha portato a Campo Imperatore un progetto per sfruttare il territorio e guadagnare, ma semplicemente per viverlo in tutta la sua bellezza.

LE TUE SCELTE, COMPRESA LA DECISIONE DI FARE USCIRE I TUOI PRIMI DUE DISCHI CONTEMPORANEAMENTE, SEMBRANO ANDARE CONTROCORRENTE RISPETTO ALLE REGOLE CHE SEGUE IL MERCATO MUSICALE. 
CI SPIEGHI LA SCELTA DI STARE UN PO’ FUORI DA QUESTI MECCANISMI?

Per un lungo periodo ho fatto la musica esclusivamente per passione, come un modo per sentirmi libero. Contemporaneamente però lavoravo, la musica non era una fonte di guadagno e la facevo esclusivamente per stare bene e per poter esprimere quello che significava per me stare nel mondo. Ad un certo punto, ho lasciato il lavoro e ho deciso che la musica era ciò che volevo fare seriamente nella vita. Volevo vivere di quello che mi piaceva, ma soprattutto di ciò che sapevo fare.

Non ho voluto però perdere la mia passione e la mia attitudine di essere libero. Le logiche del mercato mi stanno strette, mi ingabbiano. Per questo ho deciso di uscire in maniera del tutto indipendente e autonoma, senza etichetta. Volevo portare con me quella attitudine nobile, che mi ha continuato a far fare delle scelte che seguissero le mie inclinazioni, che sentissi mie. Soprattutto in questi due lavori, che sono i miei primi, volevo che fosse chiaro questo. Volevo fosse chiaro chi sono e quali sono le mie idee.

CHE RAPPORTO HAI CON I SOCIAL NETWORK? GESTISCI TU IL TUO PROFILO “NOCE MOSCARDI”?

Ho un rapporto totalmente inattivo e di distacco. Non ho uno smartphone; ho ancora un telefono di vecchia generazione, senza fotocamera e senza internet. Sui social gestisce quasi tutto mia sorella, con tutte le riserve e le limitazioni che io le do, infatti voglio che ci sia il meno possibile della mia vita, cercando di dare spazio e di far parlare solo la musica. Chiara (n.d.r sorella di Noce) ha tutte le potenzialità e le conoscenze per sfruttare questi strumenti al meglio, ma io preferisco tenermi fuori da queste dinamiche. Anche questo è un po’ anacronistico e controcorrente. So di essere lontano dalle regole attuali del mercato musicale, però non mi piace e non ritengo giusto che, per far circolare la musica, si debba mettere in piazza la propria vita privata. Per il momento non sento di voler scendere a questi compromessi. Per far sentire le mie canzoni, non voglio convincere nessuno.

QUANTO IL COVID HA CAMBIATO I TUOI PIANI, DALL’USCITA DEI DISCHI AL TOUR? COSA NE PENSI DEI VARI SURROGATI DEI CONCERTI LIVE COME I CONCERTI IN STREAMING?

I dischi sarebbero dovuti uscire ad aprile. Avrei voluto fare delle belle presentazioni in librerie e altri spazi pubblici, sarebbe seguito un tour chitarra e voce in diverse città, che stavamo finendo di pianificare e dove avrei avuto la possibilità di mettere in vendita i cd e i vinili. Avrei raggiunto le persone così, porta a porta, città per città, cercando di creare interesse. Abbiamo cambiato inevitabilmente le modalità e le tempistiche, i dischi infatti usciranno un po’ dopo rispetto a quelli che erano i piani iniziali e ci sarà una presentazione streaming su Zoom l’11 giugno nella quale, insieme ad alcuni ospiti, faremo una chiacchierata sui dischi.  

Per quanto riguarda la vendita delle copie fisiche, per gli aquilani abbiamo pensato di attivare una rete più capillare, cercando intanto di prendere accordi con librerie (Polarville L’Aquila) e negozi locali. Poi ovviamente si potranno acquistare anche ai concerti, quando potremo ricominciare. Per raggiungere le persone fuori L’Aquila abbiamo invece pensato, insieme all’impresa con la quale abbiamo stampato i vinili, di attivare una piattaforma di pre-order online. Sarà possibile comprare i dischi in digitale su Bandcamp.

FREQUENZE COME ASSOCIAZIONE SI PONE L’OBIETTIVO DI CERCARE UN’ARMONIA TRA NATURA E CULTURA. CREDIAMO INOLTRE CHE, I SUONI, POSSANO POSITIVAMENTE INFLUENZARE LA VITA E IL BENESSERE PSICO-FISICO DEGLI UOMINI. TI FACCIAMO QUINDI UNA DOMANDA PIU’ INTIMA. QUANTO PENSI CHE LA MUSICA AIUTI LE PERSONE E QUANTO TI HA AIUTATO NEL CORSO DELLA TUA VITA?

Condivido pienamente la vostra idea, il suono, influenza fortemente l’umore e il benessere di tutti gli esseri viventi, non solo degli uomini. Un certo tipo di frequenze aiuta la crescita rigogliosa. Infatti, sono abituato a suonare con la chitarra accordata con un’accordatura verdiana, detta anche aurea, che è di 432 Hz. Rispetto a quella convenzionale di oggi, che è di 440 Hz, la trovo più morbida e armoniosa, più naturale.

Al di là di questi aspetti di benessere un po’ più inconscio, c’è anche un aspetto più conscio e legato all’introspezione e alla conoscenza di sé. Le canzoni le scrivo, da sempre, perché mi portano a conoscermi meglio. Penso che questa sia una delle funzioni più belle della scrittura che, in senso assoluto, mi ha aiutato davvero tanto.

2020: Anno Internazionale del Suono – UNESCO

Fonte immagine: https://sound2020.org/ (Logo dell’iniziativa)

L’anno internazionale del suono (International Year of Sound 2020) dell’UNESCO è il frutto di una serie di iniziative e di ricerche che negli anni passati hanno caratterizzato lo scenario sonoro internazionale.
L’obiettivo, sin dal principio, è stato quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’effettiva importanza delle onde sonore nella nostra quotidianità. L’umanità ha questa consapevolezza da millenni. In tutte le culture antiche il suono ha un ruolo fondamentale che la nostra società occidentale sembra aver dimenticato.

Un po’ di storia…

Negli ultimi anni, però, qualcosa sta cambiando. Sempre più ricerche scientifiche si interessano al tema ed evidenziano quanto l’ambiente sonoro che ci circonda possa essere determinante per la qualità delle nostre vite.
L’associazione La semain du Son si è impegnata dal 2004 a promuovere una settimana di eventi legati al suono, riunendo ambiti differenti: dalla cultura alla medicina, dall’educazione all’economia… con il tempo si è formata una rete internazionale di professionisti che promuovono queste conoscenze anche nelle scuole.
Grazie ai loro sforzi, durante la 39° riunione dell’UNESCO del 27 settembre 2017, a Parigi, Argentina, Francia, Giappone e Libano, richiesero di aggiungere un punto (4.10 per la precisione) all’ordine del giorno: “L’importanza del suono nel mondo attuale”. L’impegno della Direttrice Generale dell’UNESCO è stato cruciale affinché la richiesta venisse accettata e discussa.
La direttrice riconobbe l’importanza del suono, sia per l’equilibrio degli esseri umani, ma anche per gli aspetti economici, ambientali, sociali, medici, industriali e culturali. Richiese uno studio sulle ripercussioni finanziarie per un possibile sviluppo del progetto, per favorire attività in relazione al suono, a partire dalla prima infanzia. Dunque in caso di approvazione, sollecitò gli stati membri a finanziare le attività proposte dall’UNESCO. 
Anche nel Congresso Mondiale dell’Umanità, avvenuto nell’agosto 2017 a Liegi, Belgio, co-organizzato dall’UNESCO, dal Consiglio Internazionale di Filosofia e Scienze Umane, la fondazione del Congresso Mondiale dell’Umanità e LiègeTogether, si analizzò la questione, in particolare nell’ambito della musicologia.


In definitiva fu presentata questa proposta, di cui vi offriamo con immenso piacere una traduzione in italiano:


La Conferenza generale potrebbe adottare il seguente progetto di risoluzione:
La conferenza generale,
Ricordando la decisione 201 EX/32,
Convinta che l’ambiente sonoro, data la sua importanza, condiziona il nostro comportamento personale e collettivo,
Notando che l’essere umano e altri organismi viventi sono entrambi dipendenti e agenti in un ambiente sonoro che utilizza sempre più frequentemente il suono e le apparecchiature audiovisive con livelli di rumore nocivo sempre più elevati e in maniera continua e che questo problema è già affrontato da organizzazioni internazionali come l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), l’Organizzazione mondiale della Salute (OMS) e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), nonché la Convenzione sulla diversità biologica (CBD),
Osservando anche che, in tutto il mondo, la densificazione della popolazione e l’intensificazione dell’urbanizzazione, che porta ad un aumento del livello di rumore, fanno del panorama sonoro una preoccupazione per i professionisti e per i cittadini,
Esprimendo il desiderio dell’UNESCO di contribuire alla comprensione dei problemi in relazione al suono a livello internazionale,
Dopo aver esaminato il documento 39 C/49,

1. esprime soddisfazione per gli sforzi del direttore generale per la promozione
iniziative ispirate in particolare a La samain du son;

2. incoraggia gli Stati membri alla mobilitazione dei contributi extra-bilancio perchè l’UNESCO, in associazione con le commissioni nazionali e la Rete del Piano delle Scuole associate dell’UNESCO (redPEA), possa promuovere le migliori attività in materia di suono in tutte le aree della vita sin dalla prima infanzia.

Dalla 39°conferenza generale dell’Unesco (39 C/49, punto 4.10)

In seguito, La Semaine du Son e l’ICA (Commissione internazionale di acustica), hanno firmato un protocollo d’intesa in cui si impegnano alla realizzazione degli obiettivi della proposta del Consiglio dell’UNESCO, mediante la promozione di eventi durante l’Anno Internazionale del Suono 2020.
Già dal 20 di gennaio, sono partite le iniziative legate alla Semaine du Son e continueranno per tutto l’anno. Il 31 gennaio 2020 ci sarà l’inaugurazione ufficiale, con la cerimonia di apertura che si svolgerà alle ore 18.00, presso la Sorbonne University, a Parigi.

Siti web:
https://sound2020.org/

https://www.lasemaineduson.org/

https://www.icacommission.org/

pagina fb:
https://www.facebook.com/SemaineDuSonUnesco/?ref=br_rs

fonti:
http://www.acustica-aia.it/2020-anno-internazionale-del-suono/


l’intero pdf del punto 4.10 della 39sim conferenza dell’UNESCO scaricabile qui:

https://unesdoc.unesco.org/search/fa896142-f7ba-4759-8ee8-bf52285a2e91

Leonardo Mezzini Quartet Jazz – Frequenze dal Gran Sasso 2019


Il gruppo di Leonardo Mezzini, chitarrista abruzzese con base a Roma, è un omaggio alle icone del jazz, soul e rnb americano ed italiano con riarrangamenti di brani celebri e composizioni originali. Ad accompagnarlo ci saranno il milanese Giovanni Agosti alle tastiere e i romanissimi Adriano Matcovich al basso elettrico e Matteo Bultrini alla batteria!

DIOSSIDO DI CROMO – Spoken Music

Ospiti del festival Frequenze dal Gran Sasso 2019

Il diossido di cromo è il materiale con cui vengono costruiti i nastri delle audiocassette, uno strumento passato velocemente di moda, a rimasto nelle memorie d’infanzia dei nati tra gli anni ’80 e i primi ’90.
Un oggetto legato soprattutto al concetto di “viaggio”, essendo
utilizzate principalmente come supporto per le autoradio durante le vacanze, ma legato molto anche al concetto di amicizia e creatività, venendo fino alla metà degli anni 2000 ancora impiegate come strumento di autoproduzione di compilation e cosiddetti “mixtapes”, soprattutto nei contesti controculturali punk ed hiphop, ma anche come scambio di contenuti musicali tra comitive.

Marco Crivelli è un percussionista del Conservatorio di L’Aquila, Matteo è da anni impegnato nel mondo del teatro.  I due sono i vincitori dell’edizione 2017 del più importante premio di poesia con musica presente in Italia, dedicato al giovane poeta/rapper ed attivista politico Alberto “Dubito” Feltrin.


“È quindi questo, un duo “on the road” legato da un passato di esperienze conflittuali vissute spalla a spalla nella controcultura, oggi duo di professionisti della musica e del teatro, ricombinatisi quasi casualmente nel contesto della performance poetico-musicale, con un’attitudine progressive”.
(dal libro Stringi i denti e bruci dentro – Agenzia X, 2017 – la raccolta di materiali del premio Alberto Dubito 2017)

Genesio Antoniello – Handpan e Didjeridoo

Genesio Antoniello, ospite del festival Frequenze dal Gran Sasso 2019 al Rifugio di Lago Racollo!

Nasce ad Avellino nel 1985 e vive fino all’età di 19 anni a Sant’angelo dei Lombardi, uno dei paesi irpini piú colpiti dal terremoto del 1980. Studia pianoforte diversi anni durante l’adolescenza, perché, a detta dei familiari, sin dai primi anni impazziva alla vista di strumenti musicali. Crescendo dimentica questa sua passione, ma a 25 anni la musica torna con forza nella sua vita, e non piú sottoforma di studio, solfeggio ed esecuzione di brani, ma con consapevolezza della vibrazione e del suo potere curativo. É il didgeridoo il primo strumento a fargli riabbracciare la musica. L’importanza del respiro, la tecnica, l’aspetto del mononota e l’uso sciamanico, sono l’esempio di come questa passione si sia rinnovata nel profondo, con aspetti nuovi e antichi allo stesso tempo. Successivamente decide di mettere nel bagaglio altri strumenti come l’handpan, il tamburello, vari strumenti a percussione e a corda. La sua esperienza si arricchisce con l’uso dei suoni e delle vibrazioni associate al respiro, per armonizzare il corpo in materia bioenergetica.
Oggi Genesio dedica la sua vita alla musica e alla crescita interiore e tende ad avvicinare i due aspetti per coltivarli entrambi come fossero un’unica cosa.

STIC – INTERSEZIONI

Dj, produttore e collezionista di dischi classe 1991, STIC nasce a L’Aquila dove scopre la sua passione per la musica, che lo porta poi a Milano dove partecipa a fondare il collettivo Intersezioni nel 2015.

Ad Ottobre è in uscita il quarto disco in vinile dell’etichetta, Dischi da Buttare Vol.2

facebook: https://www.facebook.com/STICINTERSEZIONI/

Video: STIC b2b DoveQuiete@Mantra Club

Track: Albanish People – Nel Cielo (Intersezioni – Dischi da Buttere Vol.2)

Intersezioni – Milano

Intersezioni nasce nel 2015 all’interno delle classi di musica elettronica del Conservatorio G.Verdi di Milano e racchiude un gruppo di dj, elettronici informatici, musicisti e performers dell’ambiente accademico.

Esplorando le diverse realtà musicali contemporanee, tra le quali quella della club culture, la scena rave e la stessa musica contemporanea, è nata la volontà di imparare da ognuna di esse, di valorizzare ogni singola “intersezione” che quotidianamente si presenta, mantenendo sempre un occhio critico e un proposito qualitativo.—————Intersezioni è un concetto, un esperimento, un evento, un etichetta discografica, un team che si impegna a connettere e valorizzare il mondo della musica elettronica a 360°Ha alle spalle piu’ di 70 eventi e collaborazioni, con: Dude Club, Mantra Club, Macao, Leon Cavallo, Paci Paciana, Burg Schnabel, Teatro Arsenale, Mmt Creative Lab, Comune di Milano, Zero, Sotto Suono, Upstairs, Acquario, Ermenegildo Zegna, condividendo ila consolle con artisti come: the Analogue Cops, Miss Djax, Somewhen, Matrixxman, Funkineven, Bjarki, Riccardo Sinigallia, Evan Parker, Walter Prati e molti altri

https://soundcloud.com/intrszn/sets/intrz001

https://intersezioni.bandcamp.com/releases

Rae

Rae (Giulia Francavilla) è nata a L’Aquila in data 08/12/1994. Batterista in varie band della città, tra il 2012/2013 si avvicina alla composizione e alla musica elettronica e si trasferisce a Torino. Studia in conservatorio e inizia a maturare idee inizialmente attraverso l’utilizzo di hardware (gameboys, campionatore) producendo musica a 8-bit sotto il nome Akoùe. Gradualmente se ne allontana concentrandosi su softwares e algoritmi.

Nel 2015 incontra l’etichetta Light Item per cui inizia a produrre le prime tracce (Batch 002) e a proporre i primi live in festivals e clubs italiani tra cui Leoncavallo (Milano – Gameover 2015), Light Item Night (Casa Pomposa-Rimini) Light Item DIY Festival (Bari/L’Aquila), Connessioni Caotiche Festival (Macao, Milano) Frequenze dal Gran Sasso (L’Aquila), HERE 2018 (Cavallerizza Reale, Torino), Cyberspazi05 (Macao, Milano), Studio Loos (L’Aia). Il fulcro della sua musica è nel senso di immersione nel suono come via per esplorare la dissoluzione di sé. Sperimenta attraverso catene complesse di processi, noise, glitch, feedback, e utilizza il ritmo come una guida attraverso stati di diverse densità. A Novembre 2018 pubblica il primo EP dal titolo Thema (Light Item). Vive attualmente a L’Aia dove studia nel Royal

Conservatory.https://lightitem.bandcamp.com/album/rae-thema-ep

https://soundcloud.com/rae00000